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Una passeggiata archeologica nella Valle del Farfa

Un itinerario emozionante di 25 km, da fare preferibilmente in moto o in bicicletta, per ammirare la ricchezza dei panorami, fra il fiume Farfa e le vallate di ulivi. Dedicato a tutti gli appassionati di storia, viaggeremo fra i siti archeologici della Valle del Farfa, da Poggio Nativo a Fara in Sabina, alla scoperta delle tracce della preistoria e dello splendore dell’antica Roma, tra i reperti dell’età del bronzo ai resti di splendide ville, di fiorenti città e di monumenti funerari immersi in sconfinati prati verdi.
 
 
Da Poggio Nativo a Fara in Sabina passando per Toffia
 

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immagine della tappa a Poggio Nativo – Tomba rupestre

Immagine di  Poggio Nativo – Tomba rupestre Da Roma prendiamo l’uscita Fiano Romano dell’A1 e imbocchiamo la Salaria in direzione Rieti fino al cartello per Poggio Nativo. Grazioso paese della provincia di Rieti che a soli 50 km da Roma, conserva nel suo centro antico un gomitolo di stradine acciottolate su cui affacciano le piccole finestre delle case rurali, dalle architetture medievali molto suggestive. Dopo un giretto nel borgo vecchio, ci dirigiamo nei dintorni di Poggio Nativo in cui furono ritrovati numerosi reperti protostorici risalenti all’epoca dell’età del bronzo sino a quella del neolitico, come frammenti di ciotole, scodelle, doli e resti di cinghiale, provenienti dal costone di Batifratta e della grotta Rocco di Prospero. Dal neolitico passiamo all’epoca romana. In località “Le Selve”, visitiamo una tomba rupestre del I secolo a. C. ricavata dalla parete di roccia in cui fu sepolto Caio Terenzio, appartenente alla gens di Marco Terenzio Varrone.

immagine della tappa b Toffia – Villa Marignano

Immagine di Toffia – Villa Marignano Da Poggio Nativo riprendiamo la via Farfense e raggiungiamo in dieci minuti lo splendido borgo di Toffia, perfettamente conservato nelle sue architetture medievali e affacciato su vallate di ulivi da cui si produce il favoloso olio della Sabina DOP, innaffiate dalle cristalline acque del Farfa. Visitando il bellissimo centro storico, tra scale, palazzi nobiliari, archetti, strette viuzze di ciottoli e scorci sulla pianura circostante, possiamo notare già alcune piccole tracce di romanità – porzioni di colonne, inscrizioni, blocchi calcarei decorati - provenienti da tombe ubicate lungo la Salaria tra il II secolo a. C. e l'età augustea. Tra questi il leone calcareo appoggiato su un muretto nella piazza Umberto I, all’ingresso del paese, due piccole teste di marmo bianco murate sopra due porte in via Monte Cavallo ai civici 2 e 6 e "il marmo di piazza" una grossa pietra ubicata in Piazza Lauretana, anticamente usata nel commercio per controllare l’autenticità delle monete. Ci dirigiamo, quindi, in località Marignano per visitare le rovine della Villa di Marignano, una residenza di epoca romana dalle imponenti dimensioni. Suddivisa fra residenza padronale e agricola, della lussuosa abitazione del I secolo a. C. restano tre grandi nicchie addossate al colle, forse un tempo cisterne a sostegno di una terrazza. Nonostante i pochi resti l’atmosfera è molto suggestiva

immagine della tappa c Fara in Sabina – Scavi Archeologici di Cures

Immagine di Fara in Sabina – Scavi Archeologici di Cures

Riprendiamo la via Farense per altri 5 km fino a Fara in Sabina, panoramico paese affacciato sul Farfa, circondato da ulivi a perdita d’occhio. Qui è possibile visitare l’interessante Museo Civico e Archeologico, in piazza Duomo, presso Palazzo Brancaleoni, che ospita i reperti dall’età del bronzo al medioevo di tutta la zona dell’antica Sabina Tiberina. Una sezione del museo è dedicata agli importanti ritrovamenti della vicina città di Cures, primo insediamento romano nella Sabina Tiberino e teatro del leggendario “ratto delle Sabine”, episodio simbolo dell’unione fra popolo romano e popolo sabino, nonché città-natale del secondo re di Roma: Numa Pompilio. Dagli scavi di quella che era un fiorente centro cittadino composto da un foro, un tempio, un complesso termale, un teatro ed un anfiteatro, è emerso un edificio formato da più ambienti ubicato in località Arci, tra Talocci e Passo Corese; mentre in origine l’abitato comprendeva un’area che da Passo Corese arrivava fino alla limitrofa Abbazia Benedettina di Farfa. L’Abbazia è uno splendido esempio di architettura monastica medievale, che merita una visita prima di ripartire. Immancabile una tappa in uno degli ottimi ristoranti e agriturismi locali, in cui gustare i piatti tipici della zona accompagnati dal favoloso olio della Sabina DOP. Quasi un reperto archeologico di epoca romana può essere considerato anche l’Ulivone di Canneto, ulivo secolare di 2000 anni ancora vivo, in località Canneto a 7 km dal centro di Fara in Sabina, raggiungibile attraverso la strada per tornare sulla Salaria, via Roma.

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